Con questo post apro ufficialmente la sezione del blog dedicata alla poetessa giapponese Kaneko Misuzu (1903-1930). Ringrazio, anche se il messaggio non le arriverà mai, la mitica Yoshinaga Fumi (Tsuki to sandal, Gerard to Jacques, Antique Bakery, Flower of Life, Solfege, Aisubeki musumetachi, Ooku e chi più ne ha più ne metta) per avermela fatta conoscere (citandola in "Sore wo ittara oshimai yo" -Don't say anymore darling) e dedico la prima poesia ad un'amica conosciuta tre anni fa, madrina sicula ed inconsapevole della lingua azzungarika, e a mia madre nel tentativo -malsano e disperato- di convincerla a farla cantare ai suoi alunni per la recita di fine anno scolastico (diciamo che il tempo per assillare non mi manca -9 mesi da... adesso). Seguono il video con la versione cantata da Aragaki Tsutomu, il testo originale con trascrizione e la traduzione dal giapponese.

Io, l'uccellino e la campanella
Per quanto io allarghi le braccia*,
non potrò mai volare in cielo, ma
l'uccellino che può, come me
non saprà correre veloce sulla terra.
Per quanto io scuota il corpo,
non ne uscirà un bel suono, ma
quella campanella** che risuona, come me
non saprà mai tante canzoni.
La campanella, l'uccellino ed io,
Tutti diversi, tutti ugualmente giusti.***
*Ryoute in realtà significa "entrambe le mani", ma il senso è quello che diamo noi dicendo "allargare le braccia". Sarebbe andato bene anche stendere le mani, ma... gusti personali.
**Suzu è la campanella (ma anche il campanaccio) di forma sferica (del tipo che si mette al collo dei gatti per farli impazzire -scherzo)
***Giusti nel senso "andiamo bene così, nella nostra diversità". Ugualmente è un'aggiunta per creare un contrasto positivo con l'espressione precedente.
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