金子 みすゞ - 雀のおやど
— おはなしのうたの五 — 雀のお宿に春が來て、 お屋根の草も伸びました。 舌を切られた子雀は、 ものの言へない子雀は、 たもと重ねて、うつむいて、 ほろりほろりと泣いてます。 父さん雀はかはいそで、 お花見振袖購ひました。 母さん雀もかはいそで、 お花見お團子こさへます。 それでも、やつぱり子雀は、 ほろりほろりと泣いてます。 |
Suzume no O-yado
— O-hanashi no uta no go — Suzume no o-yado ni haru ga kite, o-yane no kusa mo nobimashita. Shita wo kirareta ko-suzume wa, mono no ienai ko-suzume wa, tamoto kasanete, utsumuite, horori horori to naite'masu. Tousan-suzume wa kawaisode, o-hanami furisode kaimashita. Kaasan-suzume mo kawaisode, o-hanami o-dango kosaemasu. Soredemo, yappari ko-suzume wa, horori horori to naite'masu. |
L'Ostello dei Passeri* — Racconti in poesia 5 — Giunta la primavera
pure l'erba del tetto era cresciuta.
Con la lingua tagliata, ormai senza più voce¹, la figlia-passerotto, piccolina, piangeva a testa china, un tamoto² sull'altro, versando le sue lacrime a dirotto. Il padre, impietosito, le aveva comperato per l'hanami³ un [bel] furisode(4) [nuovo]. Anche la mamma, in pena, commossa [da quel pianto], per l'hanami le aveva fatto i dango(5). Ma, nonostante tutto, la piccola piangeva versando le sue lacrime a dirotto.(6) |
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[] Aggiunta. ¹ Lett. Incapace di parlare. ² 袂 (tamoto), la parte di tessuto, più o meno allungata, che pende dal 袖 (sode, manica) del kimono. ³ 花見 (hanami), la consuetudine di contemplare ciliegi e altri alberi durante il periodo della fioritura primaverile. (4) 振袖 (furisode), kimono dalle lunghe maniche “ondeggianti”. (5) 団子 (qui 團子, dango), gnocchi di riso dolci. (6) Alt. più letterale: Ma, nonostante questo, la figlia-passerotto versava le sue lacrime a dirotto. * Luogo presente nell'otogibanashi (お伽噺 - fiaba) 舌切り雀 (shitakiri suzume - il passero dalla lingua tagliata). Un giorno un vecchio contadino/montanaro trova sulla sua strada un piccolo passero ferito e decide di portarlo in casa sua per prendersene cura. Col passare del tempo, l’uomo si affeziona molto all'uccellino che, una volta guarito, ricambia quell’affetto rimanendo al suo fianco. Tuttavia, la moglie del vecchio, donna scorbutica come poche, si mostra insofferente alla cosa e, in assenza del marito, sorpreso il passero a beccare nella ciotola della pasta di riso che aveva preparato per riparare degli shōji (障子 - porte scorrevoli), lo punisce tagliandogli la lingua con delle forbici. L’uccellino, ferito e spaventato, fugge in direzione delle montagne. Non vedendo il passero ad accoglierlo, il vecchio chiede spiegazioni alla moglie e, messo a conoscenza dell’accaduto, corre a cercarlo tra i boschi. Ritrova il piccolo in uno yado (宿 - ostello) gestito da passeri dove, in segno di riconoscenza per la sua gentilezza, viene ricevuto con del buon cibo, canti e balli. Al momento del congedo, i passeri gli offrono in omaggio una tsuzura (葛籠 - cesta di vimini) da scegliere tra due di diversa grandezza. Lui, essendo uomo di una certa età e dalle modeste pretese, sceglie la più piccola, con la promessa di non aprirla fino al suo rientro a casa. Giunto a casa, il vecchio scopre all'interno della cesta un vero e proprio tesoro, fatto di oro, argento e altri oggetti preziosi. La moglie, avida ancor più che scorbutica, lo rimprovera aspramente per non aver preso l’altra cesta, a parer suo contenente una quantità di ricchezze molto più grande. Quindi si reca di persona all'ostello per reclamarla. Ma, sulla strada del ritorno, vinta dalla stanchezza e dalla curiosità, apre la cesta liberando una miriade di mostri, alla cui vista perde i sensi sopraffatta dal terrore. |
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Per la traduzione ©Settembre2022 Francesco Segola
Vietata la riproduzione della traduzione senza il mio consenso.
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